Sulla sponda orientale del mar Nero, intorno alle strutture realizzate per i Giochi Olimpici invernali del 2014, si stende un nastro d’asfalto con un discreto numero di curve disegnate con lo squadro da geometra, in cui i cartelli di distanza sono stati sostituiti da sagome a grandezza naturale di
Mark17 che regge, a braccia larghe, cesoie da giardiniere della lunghezza di un metro, nel rispetto dell’hashtag ormai divenuto patrimonio dell’umanità: #canagliachitaglia.
La gara della Prime è introdotta dalla pantomina della Master in cui, almeno una volta nella vita, Bernd Maylander ha deciso di partecipare ad un Gran Premio di Formula 1.
Aveva qualche problema di usura sicché ogni 5/6 giri rientrava ai box, cambiava gomme e tornava in pista con aggressività, non lesinando anche qualche sportellata di cui ha fatto le spese
Birillodog che, alla ripartenza della carovana dalla Russia, abbiamo lasciato ancora rannicchiato, appoggiato al muretto all’esterno di curva 3, a chiedersi invano il perché.
Con tali macchiettistiche premesse si è alzato il sipario sulla Prime League anche se gli attori erano beatamente ignari che avrebbero fornito un notevole contributo all’ilarità della rappresentazione.
La sceneggiatura è intrigante. Pioggia in qualifica e creme solari per la gara.
Un vago sospetto mi assale quando, in attesa di prendere la pista, vedo passare un treno di macchine con le gomme viola. Sarà acqua o coriandoli?
Opto per l’alternativa carnascialesca e comando un nuovo cambio di gomme. Viola anche per me.
“Mò ci hai stufato” è stato il più tenero dei commenti dei meccanici.
Intanto un inopinato black-out audiofonico aveva impartito l’estrema unzione alle comunicazioni con il mio compagno di squadra, precipitando i già stringati contatti nel silenzio tombale.
La pista conferma che a Sochi il carnevale è a fine ottobre e, anche se qualcuno annaspa andando a calpestare le zone dove i coriandoli avevano lasciato il posto alle stelle filanti, si può andare senza scivolare troppo con le scarpe da tennis e comunque sempre più velocemente di chi ha indossato gli anfibi.
Mi soffermo solo qualche secondo in curva 16 per cercare la banconota da 500 euro prima di scoprire che l’informazione passatami da quattro piloti (
Talz in testa e, fra di essi, anche il mio compagno
Zampy) era falsa e tendenziosa, nel senso che tendeva a farmi finire le qualifiche dopo di loro.
Cambia lo scenario. Il sole splende alto, non troppo alto, quanto basta a finire esattamente negli occhi di chi sta per affrontare curva 5. Costume e infradito e si va.
Alexpilotino e
Antò (per il significato vi rimando alla cronaca del GP Bahrain) mettono in scena l’imbuto con botto mentre in curva 1 prendono il volo un tot di ali, niente di eccezionale anzi un pò meno della media stagionale.
Quattro lepri, informate che in Russia la caccia è aperta tutto l’anno, provano a salvarsi la vita dileguandosi.
Talz conduce il branco mentre
Lopensky, infilato prima da
Zampy e poi da
Gilles, sviene e cade.
Succede come quando, a cena, abbiamo messo a tavola 20 persone. Luci accese dappertutto, forno e frigo in funzione, poi metti in carica un telefonino e la fatidica soglia (con tolleranza) di 3,3 kW viene superata.
Buio totale. Anonimi pallini grigi si aggirano, come zombies, su una mappa pressochè invisibile. E’ il delirio.
Talz accende la torcia del cellulare e va avanti.
Gilles, non avendo di meglio, decide di fidarsi e lo segue.
Zampy piazza davanti la macchina i suoi cani, per l’occasione riqualificati cani-guida.
Emys si ferma agli incroci a chiedere indicazioni stradali.
Si azzerano le identità anzi, per la precisione, tutti si fondono in un unico essere multiforme, un’idra con molte più di sette teste.
Ho
Cronolife di fronte, ma anche dietro, a destra, a sinistra, in alto ed in basso.
Viene identificato come
Cronolife anche il venditore di bibite in tribuna.
Scelgo di seguire il
Cronolife che sta rientrando ai box per chiarimenti.
Frattanto l’oscurità scatena le più turpi reazioni, come nel black-out di New York del 1977 che aveva generato sparatorie, violenze carnali e negozi saccheggiati.
Una McLaren, protetta dall’oscurità, tende un agguato a
Zampy in curva 9. Una delle originarie lepri, quando si riteneva in salvo per essere finalmente riuscita a seminare i cacciatori, termina lì la sua fuga. Finirà su una tavola imbandita.
Ma si distinguono anche scene nobili come cedere il posto sulla scialuppa del Titanic che sta affondando.
Roby e
Fabiomax duellano lealmente a colpi di fioretto, incuranti del frastuono di guardie e ladri che si inseguono sparando e di chi li sfiora scappando via con un maxischermo da 90 pollici tra le mani.
Quando il più classico “the end” cala su signorili fioretti e furfanteschi piedi di porco, il coup-de-theatre deve ancora arrivare.
“Il più sano ha la rogna” è il titolo, a furor di popolo, della schermata con la graduatoria conclusiva.
Carcere, pardon penalità, come se piovesse.
Talz scopre che il primo posto gli è stato trafugato ma, tutto sommato, non si lamenta troppo, considerato che c’è chi assomma talmente tante penalità da risultare ancora in corsa in Bahrain.
Piccola nota conclusiva.
La qui presente cronaca si scusa per l’incompletezza dell’informazione ed il mancato raggiungimento di livelli aulici.
Invoca come attenuante la difficoltà di sceneggiare la vicenda guardando dal buco della serratura, con l’aiuto di sussurri di informatori anonimi e tracce disseminate lungo il percorso, senza l’assistenza di una vitale telecamera live in presa diretta sugli avvenimenti.
Che sia ancora Spagna o, nel frattempo, sia divenuta Catalogna, arrivederci a Barcellona.
(edit: Solo adesso mi accorgo della pubblicazione della gara registrata. Niente Sky ma almeno RAI La visione imporrebbe la modifica di qualche parte del testo ma preferisco lasciarlo così com'è, allo stato grezzo. Sentiti ringraziamenti a Hiroshi, Mornon e MisterX)