Potrebbe dirsi che è sempre la stessa cosa ma non è così. Non la voglio tirare lunga sulle storie dell’età anche perché stare a gareggiare in condizioni più o meno paritarie con un universo di vite, dai 14 anni in su, è proprio il massimo cui posso aspirare. Eppure ogni volta è come un furto con destrezza nei confronti dell’anagrafe e di tutto quello che ne consegue. Uno scippo a fin di bene e, per questo, ancora più gradevole. Ed un nuovo spegnersi dei semafori porta con sé l’ebrezza di essere ancora qui.
Andiamo via in quattro, anzi, per la verità, Raffoidex va un po’ più via, per conto suo. Che essere asociale! Il Tiaprince conduce i cani da caccia e, tra me e lui, c’è Sdeam del quale ho sempre diffidato in quanto milanista perso ed, in non molto tempo, le mie impressioni a pelle avranno indesiderata conferma. Intanto sto comodo perché l’immagine di Stefano Canino si fa sempre più piccola negli specchietti.
Prime avvisaglie di tempesta al giro 4. Esco bene dalla 16 e metto pressione a Sdeam, non tanto per passarlo ma per provare a fargli cannare le curve 1-2. Detto fatto, il figlio di Schevchenko va largo alla 1 ma, quando provo a infilare il muso alla sua destra, mi sbatte la porta in faccia. Frattura del setto nasale e rilascio acceleratore.
Non succede altro fino alla finestra dei pit-stop. Strategie simili ma Il Tiaprince anticipa di un giro la sosta per un undercut che servirà a poco perché per riprendere Raffoidex ci vuole Emmet Brown (Doc) e la sua macchina del tempo.
Dopo 8 giri, ordinati come soldatini, gli altri tre facciamo sosta dove, come al solito, perdo più tempo degli altri. Se rinasco provo a studiare dove sbaglio.
In poco più di un giro sono addosso a Sdeam che, a sua volta, si è avvicinato al Tiaprince che, a sua volta, è intruppato in una matassa con Tucumick e Dr_Long che devono ancora fermarsi. Sono a mio agio con le Hard e fiducioso di poter far fuori il milanista.
Il fattaccio accade al giro 10. In uscita dalla 9 vedo appendici di varia natura che corrono, non autorizzate, per la strada. Alla 11 è evidente che a disfarsene era stato Il Tiaprince ma i discepoli di Berlusconi non brillano per perspicacia e così Sdeam, per evitare Il Tiaprince, finisce ad arare il terreno all’esterno della 12. E’ l’occasione di passarne due in un colpo solo. Affianco Sdeam sulla destra andando al doppio della sua velocità ma lui taglia beatamente la pista da sinistra a destra e, nella leggera piega che precede la 13, mi riversa addosso il suo camion di letame. L’ala è ormai rotta ma, tanto per darmi il colpo di grazia, mi spinge fuori alla 14.
Confermo l’intervista della live: Velocità possono averla tutti, tranne me. Educazione a stare in pista no.
Provo vanamente a rimanere in gara ma è tutto inutile. Devo fermarmi.
Purtroppo, come ho sempre detto, fatico a rimanere concentrato e l’episodio ha demolito ogni mio sforzo. Così entro ai box lasciando il cambio ala in automatico e naturalmente non me la cambiano.
Avrei continuato solo per onorare l’impegno di Lopensky e di tutti gli artefici di questa festa ma, a questo punto, decido di ritirarmi ai box.
Mentre freno per non superare il limite di velocità sento distintamente un sussurro: Maylander.
Non succede ma se succede. Cambio ala e gomme (per fortuna avevo due set di Medie) e torno in pista.
Altro che sussurro. Era l’oracolo di Delfi in persona. Giro 14. Quasi metà gara. Il Tiaprince fa harakiri ed ecco la Safety Car. Sono 11° con gomme Medie quasi nuove e sono ancora vivo.
La SC rientra al 18° giro, 12 alla bandiera a scacchi. C’è ancora tempo.
Effe toglie quasi subito il disturbo. Sono 10°. Con Dr_Long devo inventare un sorpasso all’esterno prima della 11. Penso che avesse eccezionalmente deciso di non sbinnarla (conti in sospeso con le malelingue?) perché mi ha lasciato abbastanza spazio. Sono 9°.
Subito dopo divento 8° mentre vedo Sdeam passeggiare in pit lane. Bistecca fiorentina al sangue. Tiè brutta copia di una treccina di Gullit. Mangia la mia polvere e portatela a Milanello.
Con Movians devo soffrire un po’ di più. Il mio predecessore sul trono della Prime sculetta come una ballerina del Moulin Rouge ma chiude tutti gli spazi. Non si diventa campione Prime per caso. Però ho una vendetta da compiere su delega di Mauro Mendolia (Mornon) e così lo infilo all’inizio del giro 22 e sono 7°. Onore ai colori brasiliani della tua macchina.
Con Ferra mi complico un po’ la vita. La macchina ha benzina per arrivare in Bahrain ma è la mia di benzina che comincia a scarseggiare. Lo supero davanti ai box all’inizio del giro 23 ma vado lungo alla 1 e così sono costretto a ripetere la manovra al giro successivo. Sono 6° a sei giri dal traguardo.
Quel che la stanchezza toglie un po’ di culo, che non guasta mai, restituisce. Così trovo Lopensky intento a cercare funghi all’interno della 3 con la macchina parcheggiata in doppia fila perpendicolarmente alla strada. Ma è modo questo di parcheggiare? Salgo al 5° posto.
Davanti a me si staglia il possibile podio perché Stefano Canino e Tucumick se le stanno suonando e così, in poco più di un giro, mi unisco alla festa. Tucumick esce così così dalla 2 e mi consente di superarlo e addirittura di arrivare al fianco di Stefano Canino. Ammirevole la correttezza di rimanere sulla linea scelta. Non come qualcun altro di nostra conoscenza. Ora sono 4°.
Stefano Canino, malgrado le sue gomme più usurate, è un muro invalicabile. Provando e riprovando esaurisco tutte le mie risorse psico-fisiche e proseguo con i vapori del carburante. Così non mi rendo conto del tentativo di Tucumick all’interno di curva 13 e gli chiudo l’ossigeno. Perdonami per non averti trattato con la stessa gentilezza con la quale mi avevi teso la mano due giri prima.
Siamo all’ultimo giro. Tutti i tentativi di aver ragione di Stefano Canino sono stati vani e adesso non ci sono più nemmeno i vapori di carburante. Le braccia fanno male e le gambe contano i crampi con il pallottoliere. Bandiere gialle prima di curva 3 perché Movians sta continuando la raccolta iniziata da Lopensky. Ma poi subito bandiere verdi. Gialle, verdi, sterza, Movians, troppe cose da tenere d’occhio. E il punto di staccata? Oh merda! Una botta micidiale a Stefano Canino che, incolpevole e ormai sicuro del terzo posto, arriva direttamente ad Abu Dhabi. Rodeo per i campi al termine del quale non so più dove sono, dove abito e perfino come mi chiamo.
Anche qui, confermo l’intervista. Scusami Stefano, il podio era tuo, difeso egregiamente.
La bandiera a scacchi mi piazza al 3° posto ed i miei 3 secondi di penalità suonano come beffa per Ferra che rimane dietro per soli 97 millesimi, un battito di ciglia.
Una gara che ha visto di tutto. Rabbia, scoramento, eccitazione, fatica, soddisfazione, errori.
Secondo me ci vorranno sedici mesi per riprendermi.
P.S. Sdeam, spero che non te la prenda per quello che ho scritto. Si capisce che è stato scritto con il sorriso sulle labbra, no? Finita la gara e lo sfogo, siamo solo una grande famiglia.